Spettacolo di narrazione, durata 60 min

di e con Caterina Ardizzon, aiuto regia Giacomo Buonafede

Scheda Artistica

Le parole: quelle che diamo per scontate e quelle che non sappiamo ancora. “Le parole che non conosciamo giacciono dentro di noi, solo che non le abbiamo ancora scoperte.” Per questo esistevano i mercanti di parole, che andavano di città in città, di villaggio in villaggio, raccoglievano parole qua e là e le portavano a chi ne aveva bisogno.

Sinossi

Il Mercante di Parole è uno spettacolo che racconta la vita di uno di questi mercanti, tra la fine degli anni venti e gli inizi del duemila, che si è spinto più in là di tutti gli altri. È interessato ai sentimenti delle persone, sente di condividere emozioni con altri esseri umani, pur non conoscendoli e crede fortemente che “tutti pensano e sentono nella stessa maniera, solo che l’assenza di parole adeguate può impedire, negli uni o negli altri, la manifestazione di questo o di quel sentimento.”

Ecco quindi che il mercante parte in un viaggio alla scoperta di se stesso, e del mondo, attraverso le parole che ama, scopre, vende, compra, regala. Un viaggio di scambio e arricchimento attraverso parole che provengono da tutti i paesi della terra, e di presa di coscienza dei mutamenti socio-culturali che hanno interessato l’ultimo secolo, da un punto di vista originale: le parole.

Il racconto della cantastorie

La storia è raccontata da un’attrice narratrice che interpreta i ruoli dei diversi personaggi incontrati dal mercante durante i suoi viaggi e del mercante stesso.

Non c’è scenografia ma sono le due valigie del mercante a contenere tutto il necessario per accendere l’immaginazione di chi guarda e ascolta. La narrazione è intervallata da momenti di musica e danza e durante tutto lo spettacolo si passa da un’atmosfera all’altra accompagnando il mercante nel suo viaggio immaginifico.

Il progetto

Alla base del progetto c’è una ricerca sul linguaggio e sulle parole che in italiano non esistono, o meglio, che non hanno una traduzione vera e propria, non corrispondono a una parola italiana, ma significano un concetto e spesso necessitano di una lunga spiegazione.

Il progetto, ispirandosi alla figura immaginaria del mercante di parole, parte da un lavoro di esplorazione fatto con bambini delle scuole elementari durante alcuni laboratori di teatro, raccontando storie legate a parole particolari di altre lingue, come gögotta, schlimazel, ubuntu, utwaain, etc. L’ esplorazione prosegue con alcuni ragazzi delle medie, dove, lavorando sulle emozioni, abbiamo cercato insieme di capire che cosa significhino le parole che identificano un’ emozione, quindi tutti i sentimenti provati e i modi di esprimerli agli altri, in un lavoro che tendeva a farci capire che in fondo proviamo tutti le stesse cose, anche se a volte le camuffiamo o ci sentiamo diversi dall’altro.

Ho lavorato sulle parole anche durante alcuni workshop con adulti, italiani e stranieri, utilizzando linguaggi diversi, ponendo l’attenzione sul racconto, sulla condivisione, sulle parole legate all’infanzia, sul significato personale e affettivo che ognuno di noi dà a parole comuni, sull’incontro di culture diverse utilizzando come filo conduttore proprio la figura del mercante di parole.

Il lavoro di esplorazione è durato circa un anno, mi ha aiutato a comprendere l’importanza che ha un testo che parla di linguaggio, e mi ha portato sempre di più a dire: questa storia deve essere raccontata!

Il testo

La scrittura del testo parte da questo lavoro di esplorazione, creando situazioni e storie attorno alle varie parole che si succedono, che vengono utilizzate mano a mano in maniere differenti.

A volte è prettamente il significato ad interessarci, altre invece il potere evocativo del suono, altre ancora il come possiamo contestualizzarle al fine di utilizzarle per lo scopo di cui abbiamo bisogno. Mentre scrivevo il testo nascevano dentro di me molte domande e scoprendo continuamente parole di cui non conoscevo ancora il significato mi sentivo come se mi stessi fisicamente espandendo.

Raccontando questa storia spero che gli spettatori possano trovare qualcosa da portare a casa, anche fosse solo una domanda.


Scheda Tecnica

Lo spettacolo non ha scenografia e può essere rappresentato in contesti differenti, anche all’aperto, con o senza palco.

La dimensione minima dello spazio è 4×3 metri; ideale: 7×5 metri

Esigenze tecniche minime

Luci: quanto necessario a realizzare un piazzato.

All’aperto può essere utilizzata la luce naturale.

Impianto audio.